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MOLFETTA: LA MANCHESTER DELLE PUGLIE

Questa denominazione ? passata nel mito campanilistico dei vecchi molfettesi e non ? certa la sua origine:
Si parla di una espressione del Re Umberto I che passando in treno sulla linea ferroviaria per Bari e vedendo molte alte ciminiere fumanti di stabilimenti in piena attivit?, pastifici, cementifici, oleifici laterifici, esclam? ?ma questa ? la MANCHESTER delle Puglie!? Fu veramente pronunziata questa espressione o ? stata inventata da MOLFETTESI campanilisti?
Ancora oggi si rimpiange a MOLFETTA una et? industriale del II ottocento: In realt? MOLFETTA ebbe gi? prima dell?Unit? d?Italia 1860, sino alla prima guerra mondiale una fase di sviluppo industriale con decine di stabilimenti e con una forza lavoro di 1000 operai.
Gaetano SALVEMINI a fine 800 invitando Andrea Costa un capo storico del Socialismo italiano, chiamava MOLFETTA ?un cantuccio di LOMBARDIA? l?imprenditoria molfettese con capitali modesti messi insieme da matrimoni tra famiglie facoltose, in assenza di istituti bancari, ebbe l?intelligenza di sviluppare in attivit? industriali la produzione agricola:Dalla molitura delle olive conservava la sansa , cio? la pasta costituita dalla polpa e dal nocciolo dell?oliva gi? pressata per ottenere l?olio di ottima qualit?:La sansa conserva comunque una notevole percentuale di grassi con una procedura chimica, utilizzando il solfuro per separare i residui grassi dell?oliva, un professore del Seminario, poi spretato, Vito Cesare Boccardi, mise su uno stabilimento per la fabbricazione del sapone a prezzi competitivi rispetto alla produzione artigianale diffusa in tutto il territorio della provincia accanto alla fabbrica del sapone, poich? dal porto di Molfetta partivano i trabaccoli carichi del grano duro di Altamura, sorsero impianti di mulitura per una farina pregevole:Accanto ai molini sorsero pastifici che utilizzarono questa farina.
La Produzione di un olio pregevole, di sapone a basso costo,di paste alimentari metteva in moto un intenso traffico marittimo e ferroviario: Il traffico marittimo stimolava una cantieristica navale con la costruzione di trabbacoli, i panciuti velieri che attraversavano l?adriatico fino a Trieste ed il mediterraneo fino alle coste dell?Egeo e dell?Asia Minore: La produzione di velieri in legno stimolava una attivit? produttiva indotta: commercio e lavorazione dei legnami fabbricazione di cordami, fonderie di catene ed ancore, fabbricazione di botti per contenere gli oli e vini ed aridi come mandorle, legumi e carrube le quali erano richiesti dall?esercito per l?alimentazione di muli.
Questa economia stimolava la crescita della popolazione e quindi della edilizia e metteva in moto l?industria estrattiva di pietra impiegando ?cavamonti? e? scalpellini? che tagliavano piccoli blocchi di pietra perfettamente sagomati richiesti dai mercati esteri. Un`altra attivit? produttiva sorse pi? trad? su richiesta dell?edilizia con cementifici;accanto ad essi sorsero anche stabilimenti di laterizi soprattutto per la fabbricazione di tegole: Gaetano Salvemini nel suo saggio pubblicato su? critica sociale? nel 1897, ?un comune dell?Italia Meridionale: Molfetta rileva accanto ai mille operai almeno1000 addetti alla pesca ed ai traffici marittimi,molti imbarcati su navi e stabilimenti nei porti di Napoli, Genova,Venezia per tutte le altre rotte del mediterraneo e dell?Atlantico.Un reddito invisibile era costituito dalle rimesse dei primi emigranti che andavano cercar fortuna con un intenso lavoro negli Stati Uniti, in Canada, in Argentina, in Brasile, in Australia, in Nuova Zelanda e in tutti i grandi centri produttivi dell?Europa.
La popolazione saliva dai ventimila abitanti del I ottocento ai 40.000 del primo novecento era questa la Manchester delle Puglie che i molfettesi vollero chiamare anche ?L?Atene delle Puglie? per la presenza di un ottimo seminario aperto anche ai giovani laici di tutta la Puglia e Basilicata che trovavano ospitalit? in un grande convitto- diretto dall?arciprete don Giovanni Panunzio. Questa e la Molfetta rimpianta dai vecchi molfettesi che non si accorgono delle trasformazioni non tutte negative della loro citt?.
Vito Ruccia
AGOSTO 2003
 




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