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Critichì |
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Sud positivo?
Una risposta all?articolo ?Come cambia una nazione??
di Mikelangelo Zanelli
Sono pienamente daccordo con chi crede fermamente ad una lettura positiva delle prospettive del SUD, perch? crederci ? un dovere per tutti noi che sfruttiamo le meravigliose risorse della nostra terra e perch? nulla succede senza crederci. Tuttavia per questa discussione, gi? aperta su TestiEUmori, forse converrebbe usare metodi integrati e sguardi globali su questione di tale complessit?.
Mi pare in tal senso che le responsabilit? sul mancato sviluppo del Meridione, che vanno suddivise equamente nel network sociale, siano invece state attribuite in fin troppa misura a limitate categorie di persone. Prendiamo ad esempio i lavoratori degli ultimi livelli. Si parla di cultura del lavoro, ed ? giustissimo. Ma perch? sembra che se ne parli solo a loro che sono soltanto una parte del mondo del lavoro? Qualcuno mi pu? dire come si fa a spiegare ad uno di questi che deve appassionarsi alle sorti dell?azienda, o peggio, alla propria funzione produttiva, quando dalle nostre parti succede ancora, per esempio, che qualcuno deve farsi trattenere 10 milioni dalle ?prime? buste paga per essere assunto? E quando il bisogno comanda, qualcuno ? sempre disponibile per questi particolari ?contratti?. Ma dato che di questi tempi, mentre i bisogni vengono progressivamente aumentati dal marketing, di contro, il potere d?acquisto dello stipendio crolla in maniera inversa, mi sa che questo ?qualcuno? si trova abbastanza fregato.
Il punto ? che se le cose vanno male, per tutti, e in tempi brevi quel qualcuno ? destinato a diventare pi? di qualcuno. In questa sagra dei ?qualcuno? poi, ci sono anche i laureati meridionali al cazzeggio: non ? un lavoro molto gratificante passare mesi a cercare lavoro! Previsto classico finale: prima o poi me ne andr? anch?io, come tutti, come d?autunno le foglie, una alla volta e in silenzio. M?ta minima, qualche grigio posto del Nord, certo amorfo, ma l? forse qualcun?altro riuscir? a pianificare strategicamente la gestione delle risorse intellettuali con pi? facile probabilit?. Perch? ? anche biologico il fatto che chi ha investito anni in una specifica cultura voglia migliorare la propria professionalit? e cerchi patria l? dove chi amministra, e le leggi attuative del principio costituzionale dell?autonomia oggi lo permettono seriamente, lavora per uno sviluppo mirato.
Da piccolo essere pensante dico perci? che la soluzione ci sarebbe pure, ma non ? proprio dietro l?angolo che si nasconde la strada della solidariet? lavorativa, soprattutto quando anche le stesse imprese riescono a sopravvivere a stento. Giusta competizione? Ma nooo, scherziamo? Questo ? un pre-requisito di altri mercati. Qui la concorrenza ? pi? imperfetta ed anomala che altrove! Si pensi al caso Ilva di Taranto dove isolati aggregati di PMI satelliti dei grossi centri industriali, che non sono le Reti d?Imprese della sviluppata Terza Italia, oltre che spartirsi le briciole dell?indotto degli oligopoli morenti (che comunque poi non muoiono mai), devono inevitabilmente fare i conti con la politica locale, la pi? velonosa, e con le sue concessioni. E s? perch? nei Palazzi, signore e signori, anno Duemila e passa, si gioca ancora alla conquista dei feudi clientelari, quando invece sarebbe ora di ragionare in termini di sviluppo sostenibile ed innovazione delle P.A. Siamo in Europa o no? E quanto ancora ci sarebbe da scrivere lungo questa direzione negativa! Ma allora, se la politica non ? servizio, la concorrenza non ? garantita, il lavoratore ? senza scampo, la potenziale dirigenza futura fugge? Smarrimento. Come posso pensare oggi ad un Sud positivo? Ci vorrei credere a questa rinascita predicata da alti altari politici ma ho paura che non sar? l?ultimo ad abbandonare questa bella terra fatta da bella gente un p? rassegnata .
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