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MIELI E LA SHOAH


LECTIO MAGISTRALIS DI PAOLO MIELI A BARI IN OCCASIONE DEI 70 ANNI DA AUSHWITZ.
di ROMOLO RICAPITO.
"Aushwitz divenne simbolo della Shoah solo di recente: prima era pi? noto in tutto il mondo il campo di Mathausen".

In occasione del Mese della Memoria e i 70 anni da Aushwitz, si ? tenuta presso il foyer del Teatro Petruzzelli di Bari una Lectio Magistralis del noto giornalista Paolo Mieli, presidente di Rcs Libri e conduttore per Rai Storia del programma Eco della Storia.
A introdurre, l`assessore al Mediterraneo, Cultura e Turismo Silvia Godelli, coadiuvata dall`attore Paolo Comentale, a capo dei Presidi del Libro, associazione che ha promosso l`iniziativa.
Comentale ha sostenuto che libri e lettura meritano un`adesione dal basso, coordinata da gruppi di lettori come quelli dei vari "presidi del libro" che si ritrovano assieme in certe speciali occasioni, alternative all`isolamento solipsistico della dipendenza da internet.
L`assessore Godelli ha invece posto l`attenzione sulla scelta di tematiche (non solo quelle commemorative) tendenti anche alla ricerca di produzioni narrative e musicali che offrano delle modalit? di contatto con le generazioni in fieri. Gli incontri devono essere propedeutici a rilanciare problematiche di natura conoscitiva, al fine di ripensare temi come razzismo e antisemitismo, in contesti ormai cambiati rispetto alla Shoah.
. No dunque alle attualizzazioni "forzate", largo invece alle differenziazioni tra il mero razzismo e l`anti-ebraismo, le prime purtroppo rilanciate da alcuni commentatori dopo la strage di Charlie Hebdo.
Paolo Mieli ha dato il suo convinto consenso a un`iniziativa, quella voluta dei Presidi con l`appoggio della Regione Puglia e dell`Universit? degli Studi Aldo Moro, dal carattere nazionale, "in una Puglia che negli ultimi 15 anni ? stata la regione-guida nella valorizzazione del libro".
Nella sua Lectio Magistralis, Paolo Mieli ha ristretto la sua analisi al `900.
L`antisemitismo, secondo l`ex direttore del Corriere della Sera, fu certamente segnato dalla Shoah, ma lo stesso tema fu evitato immediatamente dopo la fine dell`ultimo conflitto mondiale dalla Cultura e dagli stessi ebrei.
Tutto ci? nell`ambito di una sorta di "rimozione", dentro la quale gli ebrei erano considerati soltanto uno dei soggetti (insieme ad altri e nemmeno il principale) ad essere stati tra i protagonisti dell`Olocausto.
Nello stesso processo di Norimberga (1945-1946) illustrato dal film Vincitori e Vinti del 1961, si processano i nazisti anche e soprattutto per altre colpe. I deportati venivano definiti quelli (genericamente) delle minoranze etniche come i rom, i malati mentali e gli omosessuali.
La tematizzazione avvenne col processo ad Adolf Eichmann tenutosi nel 1961 in Israele.
L`eco di questo processo e dei relativi reportage di Hanna Arendt trascritti nel saggio La Banalit? del Male riscossero risonanza mondiale.
Eichmann, uno dei maggiori responsabili dello sterminio degli ebrei, si pales? al processo come uomo ordinario e dimesso "dall`apparenza quasi onesta", in contrasto con la sua fama di criminale spietato.
Paolo Mieli si ? soffermato anche sui "compromessi" dei sopravvissuti, ad esempio quelli di alcuni ebrei che per ordine dei nazisti amministravano delle comunit?, anche all`interno dei campi di sterminio.
Questa contiguit? forzata coi capi caus? ambiguit? e accuse rivolte agli stessi ebrei da una parte dell`opinione pubblica ma soprattutto da coloro appartenenti alla stessa etnia (Mieli ha citato il film Kapo` diretto da Gillo Pontecorvo, 1961). Ancora: Aushwitz ? diventato il primo simbolo dello sterminio a partire dagli Anni Sessanta, in quanto prima non era una localit? nota come Mathausen.
In aggiunta la definizione di Shoah ? della fine degli anni Settanta.
Ad ogni modo il messaggio essenziale che Paolo Mieli ha voluto trasmettere all`uditorio ? stato quello di un`era moderna affossata in una sorta di "sdoppiamento" delle realt?: altri abusi, commessi pi? recentemente contro gli ebrei a tutte le latitudini (assalti sanguinosi a sinagoghe, stragi di bambini) passano quasi inosservati, documentando per? che l`antisemitismo, giustamente celebrato in occasione dei 70 anni da Aushwitz, ? ancora vivo e vegeto e sopravvive nell`indifferenza.
 




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