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Taranto non vuole decidere

Fallisce il referendum sul futuro dell`ILVA, tarantini a casa e quorum lontanissimo.

Il referendum indetto dal Comitato Taranto Futura non ha raggiunto il quorum necessario alla sua approvazione. Nella giornata di Domenica 14 Aprile 173.061 tarantini sono stati chiamati alle urne per decidere del futuro dell` ILVA, il pi? grande complesso industriale per la lavorazione dell`acciaio d`Europa.
Due i quesiti posti: si o no alla chiusura totale dello stabilimento; si o no alla sola chiusura parziale, e cio? della sola area a caldo, l`area posta sotto sequestro dalla magistratura dal luglio 2012 per l`elevato inquinamento prodotto.
Ma solo il 19,5% degli aventi diritto, poco meno di 35.000
si sono recati alle urne per decidere il futuro non solo dell`ILVA, ma anche e soprattutto della propria citt?. Eppure il tema dovrebbe essere centrale, il dramma dell`inquinamento dovrebbe riguardare tutti, non solo 30.000 persone, e forse non solo Taranto ma anche i paesi intorno che subiscono l`inquinamento dell`ingombrante ecomostro. Ma l`affluenza ? stata addirittura pi? bassa nei quartieri pi? inquinati, dove ha votato solo un cittadino su dieci.
Ma di chi ? la colpa? Di una citt? e dei cittadini che sembrano essersi rassegnati ad un destino ineluttabile, una citt? che non vuole pi? lottare perch? non ne ha pi? la forza, che forse da sempre ha fatto dell`indolenza e della rassegnazione la propria ragione di vita?
O forse il problema ? che non si pu? chiedere a delle persone di scegliere tra salute e lavoro. ? una scelta infida che si pone ai tarantini: preferisci morire per i veleni dell`ILVA o preferisci morire di fame, perch? tuo padre, tuo fratello, tuo marito, chiusa l`ILVA non lavorano pi??
Vi sembra facile scegliere tra queste due possibilit??
Per qualcuno la risposta ? scontata, e teoricamente lo sarebbe anche per me, ma in questo caso, pi? che in altri, ci si scontra con la realt?, una realt? durissima per chi vede nel mostro inquinante che incombe imperioso su una citt? che ? bellissima, cosa di cui lei stessa spesso non se ne rende conto, l`unica possibilit? di sopravvivenza, una sorta di sindrome di Stoccolma, che ti costringe ad amare il tuo carnefice che sta avvelenando i tuoi bambini, e anche te, ma che ti permette di sopravvivere, andare avanti, non sai per quanto, ma finch? dura va bene cos?.
Ora aspettiamo, aspettiamo di capire in che direzione si andr?. Anche se la fabbrica chiudesse, certo i problemi dell`inquinamento non sarebbero risolti, perch? c`? la necessit? di operare una eccezionale bonifica dell`area, e di questo aspetto imprescindibile non si ? capito ancora chi lo far?, quando, con i soldi di chi.
Si sente puzza di bruciato, e si ha la sensazione che sicuramente non pagheranno coloro che il disastro l`hanno fatto. La famiglia Riva in primis, ma purtroppo non solo, visto che se hanno fatto quello che hanno fatto, c`? stato anche chi glielo ha permesso. Dovranno accertare anche questo. Ma per ora lo Stato sembra essersi dileguato, le istituzioni locali in passato non sono stati insensibili al fascino dei Riva e sono rimasti soltanto i Tarantini, a scegliere di che morte vogliono morire, il cappio o la sedia elettrica.

Dario Colacicco
 




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