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Critichì |
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Lo struzzo con il naso di Pinocchio
E furono di nuovo i giorni di Benigni.
I giorni della proiezione privata per la signora Franca ed il Presidente Ciampi ? che sarebbe stato, diceva il regista, ?un bellissimo Geppetto?; i giorni della laurea honoris causa conferita al comico-burattino dall`Universit? di Bologna, i giorni della prima nazionale, delle conferenze stampa, delle interviste, delle recensioni.
Per tutti quelli che avevano atteso, ansiosi, la sua nuova fatica, parlare di Benigni non era pi?, finalmente, un esercizio di memoria. Certo, le scene toccanti de La vita ? bella non si potevano dimenticare, non si cancellava l?urlo della Sofia nazionale, commossa, come tutti, nella notte degli Oscar, che chiamava ?Robberto? e lo vedeva arrivare sul palco saltando di poltrona in poltrona, davanti ad una Hollywood ? e ad una America tutta ? ammirata e vinta. Ma adesso c?era un nuovo film, una nuova storia, una nuova maschera, da vedere, di cui sorridere e piangere, su cui meditare. Un nuovo Benigni di cui parlare. E gi? con i ?non vedo l?ora di vederlo?, ?non riuscir? a ripetersi?, ?il film ? costato un sacco di soldi?, ?vediamo come se la cava con gli effetti speciali?, ?comunque Benigni ? sempre Benigni?, ?comunque Benigni ? sempre un ?dileggiatore di professione? (On. Frattini)?.
Qualcuno, per?, prima ancora della pellicola, dava un?occhiata al manifesto. E vi osservava un Pinocchio saltellante sulle righe di presentazione del film, sulla fila dei marchi, dei loghi dei produttori e dei distributori. E li guardava tutti, quei loghi, e vi scorgeva pure, defilato, piccolo piccolo, in basso a destra, quello della Medusa, la casa di distribuzione di propriet? del nostro Presidente del Consiglio, di colui di cui il Benigni prodotto e distribuito da Cecchi Gori, a volte, non ricordava neppure il nome: ?ma come si chiama?? aveva chiesto, un tempo, a Pippo Baudo ?quello l?, l?amico di Craxi??.
Adesso ?l?amico di Craxi? distribuiva in 900 sale italiane il nuovo film di Roberto Benigni e qualcuno, prima ancora di entrare in sala, si sentiva un po? smarrito.
Mica perch? Aldo Busi aveva pi? volte definito il film noioso, o perch? Natalia Aspesi, su La Repubblica, aveva scritto che ?manca la magia?! Mica perch? qualche amico, che lo aveva gi? visto, aveva detto che ?non ? niente di speciale?! Mica per questa dicerie o illazioni. Solo per quel piccolo, minuscolo logo.
E la memoria si sentiva di nuovo un po? solleticata; e andava a Sanremo, lo scorso febbraio, all?apparizione televisiva pi? attesa dai tempi dell?arrivo dei Duran Duran a Domenica in: si aspettava il Benigni maestro di funambolica comicit?, quello che un tempo ? ipotizziamo ? sarebbe salito sul palco dell?Ariston con una bella padella, pronto a raccogliere le uova di Ferrara per farci una bella frittata da offrire all??amico di Craxi?, che di frittate, in pochi mesi di governo, ne aveva gi? fatte tante. Invece, il regista italiano pi? amato e premiato della storia aveva pensato bene di dedicare al suo pubblico i sublimi versi di Dante ed una bellissima canzone scritta da Vincenzo Cerami e Nicola Piovani, concludendo con un saluto bonario al Capo del Governo, augurandogli di renderci tutti ?fieri di essere italiani?.
In tanti lo avevano pensato al disopra della facile polemica; forse anche qualcuno che ora si sentiva smarrito.
Durante la conferenza stampa seguita alla prima di Pinocchio si era parlato di quel logo: ?perch? la Medusa di Berlusconi??, avevano chiesto. Era un po? imbarazzato, Roberto: ?alla Medusa abbiamo lavorato con delle persone molto preparate?, aveva risposto, ?e Berlusconi, come politico, non sar? Cavour ma, come imprenditore, ? il pi? importante che c?? in Italia?. E la memoria, sempre lei, questa volta non aveva nemmeno dovuto fare grandi salti per ricordare processi per falso in bilancio e per corruzione di giudici che vedevano imputato ?come imprenditore?, il Capo del Governo, Silvio Berlusconi; per andare alle manifestazioni di piazza e agli scontri in Parlamento dovuti alla proposta di legge Cirami, finalizzata alla sospensione ed al trasferimento di quei processi. Dove viveva, dunque, e dove aveva vissuto negli ultimi tempi Roberto Benigni, nel Paese dei Balocchi?
E qualcuno, adesso, era ancora pi? smarrito.
Veniva da chiedersi, prima ancora di vedere il film, se sarebbe stato possibile, per un regista-attore tanto ricco e celebrato, evitare di lavorare per il Cavaliere. E se la risposta era no, se neppure chi avevamo creduto potesse farcela ci era riuscito, allora Benigni andava considerato, pi? di prima, uno di noi, di noi cittadini vessati e menati per il naso, rassegnati a lavorare, tutti, presto o tardi, per Silvio Berlusconi e, proprio per questo, a doverci coerentemente privare del diritto di satira e di protesta.
Ma se, al contrario, la risposta era s?, se sarebbe stato possibile rivolgersi a qualcun altro, a qualcuno che non fosse ?l?amico di Craxi?, ?l?imprenditore pi? importante d?Italia?, il Presidente del Consiglio pi? sordido e grottesco della nostra storia ? e sarebbe stato possibile ? allora, forse, il nostro burattino dal naso lungo aveva giocato a fare lo struzzo, e aveva nascosto comodamente la testa sotto la sabbia.
In entrambi i casi, per?, avremo brutti momenti da consegnare alla memoria.
Leonardo Palmisano |
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