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QUANDO SMALLOLD USCI’ DI CASA

E mi andrebbe ancora di mordere sederi morbidi e sodi o trapanare con la saliva i denti bianchi delle brune conifere a passeggio flessuosi animali da monta lingua saltimbocca amputarmi la mani nelle gonfie mammelle sentirmi i pantaloni turgide statue e non legnose stampelle pencolanti nel vuoto d?una inutile diatriba : mi dicono che ho settantanni mentre il cielo ? lo stesso di sempre come l?ho sempre conosciuto ispezionato annusato e maledetto un cielo a chiazze ora di nuvole bianche che odorano di sudore eppure un altro inverno salta la staccionata e s?inventa una corsa senza fiato sulla rampa delle auto in fila disperata s?un ponte di cemento grezzo che porta fino al mare anche il mare ? lo stesso io sono il medesimo che guarda lo stesso mare e il chiazzato cielo di nuvole bianche sfilacciate informi comete rondini di mare aquiloni di cuori involati nel vento ; come se potessi disgiungermi dal cielo che osservo e fingere che sia diverso da come lo riconosco o non ricordarlo o negarlo definitivamente negarmi gli occhi o annegarli nella prima pozzanghera di cane lungo e sotto il palo della luce appena accanto alla siepe di barbasso un cane che mi guarda con la coda riluttante non ci siamo conosciuti prima mi crede nemico non posso spiegarli raccontargli che ho da poco svelto due binari bianchi e flaccidi che chiedevano il mio cazzo sentivo nella scura traversina l?odore di formaggio appassito sono fuggito dopo l?alba per strada senza dimora per rifugiarmi nei sculettamenti delle mammine che trainano carrozzelle ho gli occhi e il cuore del cielo che guardo e non vedo che donne intorno come se la razza d?altri non ci fosse ah forse li vedo incappottati alla guida di biciclette con quattro gomme ruffiane d?asfalto impuzzato di benzene ne riconosco due sul ponte com?erano a scuola non sono cambiati lo stesso sguardo ebete e ignorante quasi avessero ancora un professore ad interrogarli sul vuoto della loro memoria insipidita da libri di cartone vuoto le dita nella patta dei pantaloni a cercarsi quello che non hanno pi? o le dita nel naso a cercare la merda del loro cervello che ormai scende inesorabile fino a cercare la bile le palle sono diventate bilie di vetro che spargevano inutile testosterone in giro per l?aula prima d?accomodarsi ancora pi? ignoranti a fingere d?essere stati spremuti da un delinquente con la mazza che batteva sulle mani i tempi arrossati dell?ignoranza la stessa faccia abulica portano in giro uguale come il cielo io gi? montavo sui covoni tra le galline e le mucche sfiatate ragazze arrughite dalla campagna nel giallo del grano asciugato dall?affanno di altre monte se avessero perorato per un orgasmo diverso dalla sega quotidiana se avessero provato di avere piacere forse sarebbero entrati nella stima dei viventi capaci d?amare e pensare contemporaneamente cosa non semplice per i dementi d?un tempo e lo sono ancora rimasti avvinghiati ad un inutile volante che svillaneggia la mani gelate prima di fermarsi al semaforo a prendere fiato e considerare ma cosa pensi ormai non vedi quel culo che ti ballonzola davanti ? non senti i denti fremerti tra la saliva sapida e bollente ? uno spago sembra avere cucito cervelli o una pentola cucinati tuttinsieme senz?alloro mi siedo e aspetto che passi ;
Marcus conferenza che ? una bella giornata non mi va di parlare con maschi allora mi dice d?averne conosciuta una che farebbe saltare la palle d?un toro ? stanco di sciacquare bicchieri d?altri l?accompagno un po? fuori citt? dove Linda ? di un?altra mattina mozza l?anima la lingua al solo guardarla se mi dai cento lire ti succhio fino al midollo promette insalivando la lingua sulle labbra bagnate Marcus neghittoso si trastulla il naso e s?arrota nei pantaloni sono un eroe tappezzo l?erba con il cappotto tra i sassi il caldo fiato della ragazza sembra covi un altare sulle mie brache gi? calate a met? la guardo meravigliarsi della mia canna da pesca pronta all?immersione anche lei mi guarda stupirmi della sue cosce spalancate sulla mia bocca la lingua fangosa cercarle il clitoride Linda diviene effervescente anche Marcus contempla toccandosi con la mano in tasca la ragazza che s?infila il mio cazzo nella bollente salta sulle natiche tiepide capezzoli volano nei miei occhi affamati sono due fiori due punte di rubino splendore che ingoio appena posso fermare la danza e quando Linda s?alza per cambiare posizione prima di rinfilarsi una nebbia tra le sue gambe un fumo acre ma dolce si condensa nell?aria in gocciole languide anche il mio cazzo ? un camino solitario nella campagna Vecchio mi dice hai un cazzo che brucia la pancia la pancia mi brucia mi brucia la pancia esclama incredula prima di venirmi a inondare la pancia la sua bocca mi bacia dentro la gola Marcus esita ma vuole il suo premio tenta di farle il sedere una spina mi si pianta nel petto come Linda fosse di mia propriet? Marcus ? tanto maldestro da non arrivare neppure a sfiorarla un liquido giallo e malato cade nella rugiada rinsecchita caldo raccolgo il cappotto Linda mi ribacia convinta d?essermi amica per sempre non ti vestire fino a quando non sar? giunta l?estate le dico sei bella assai bella Marcus mi tira una manica deve andare via oggi non si paga dice Linda mi bacia ancora una volta sul mento e dovrei dire che il cielo di oggi non ? quello di sempre ? ho l?odore del culo della ragazza sulle mani voglio lavarmi non per scacciare il profumo ma per non stordirmi del suo ricordo che gi? mi ribrucia il desiderio d?entrarla Marcus m?offre il cesso del bar dove lavora a ore pagato a ore schiavo quelle ore un cesso stretto nero dove con pena riesco a voltare le mani nel lavandino bella scopata mi dice nel cappuccino Marcus toccandosi quel che gli resta delle palle quasi avesse scalato di Linda la montagna incantata che culo mi dice bello come il cielo non ? un poeta non capisce la differenza il cielo puoi sempre vederlo ma un culo cos? puoi solo sognarlo gli dico sull?uscio non ho piet? per le sue mani consunte lo saluto da lontano gi? in mezzo la strada che si divide in traverse diverse non so dove andare il dubbio m?addice fino a quando dubbioso sar? mi parr? d?essere vivo mi consola il pensiero di Linda soldi e amore danno la gioia e il potere ? chiede Marcus sulla porta stipata di clienti frettolosi il potere ? una perversione da impotenti gli dico se a tutti tirasse la voglia sarebbero in pochi a cercare la gloria d?un giorno masturberebbero albe e tramonti pur di godere la carne e i soldi servono a comprarsi la carne oggi hai mangiato gratis mi ricorda di Linda Marcus io che non voglio avere spine lascio la mancia sul marciapiede vago oltre la ferrovia che rompe in due la citt? di donne e di mare si pu? anche morire ;
in cima al ponte di scorticato cemento si sceglie o di guardare il mare tra un riga di palazzi divaricati o quella che una volta era la periferia con palazzi case cresciuti dopo l?acqua come funghi velenosi o insipidi se l?acqua ? stata abbondante sotto il ponte vermi di strade informi s?accalcano tra bidoni di spazzatura ricolmi di resti di miseria a destra c?era una volta la discarica ora ? un colle improvviso verde d?erba grassa e spine d?ortica selvaggia l? nella discarica seppellimmo Ciro dopo un viaggio nelle cantine quando non volle pagare il suo giro di vino cominciammo a menarlo per scherzo in un campo di malto poi qualcuno si fece eccitare dal sangue che scendeva del labbro spaccato dalla testa pesta i calci divennero una partita un tressette col morto Ciro che non aveva fegato n? palle mor? mangiando il lievito della terra io a parte succhiavo da una canna dentro una bottiglia non m?era mai piaciuto il sangue mio n? quello d?altri mi sembrava spiare un cortometraggio dove non v?era possibilit? d?intervento la regia era altrove nascondemmo il corpo dentro una carriola ricoperta di stracci lo trainammo alla discarica che ora ? un monumento alla pulizia nudo livido lo preparammo per il viaggio tra copertoni immobili e paccottiglia di fango di pesce nessuno s?accorse che Ciro era scomparso in casa erano in undici sar? fuggito disse il fratello che dormiva con lui nel divano letto sar? pi? largo non avr? i suoi talloni sulla faccia a me Ciro non era molto simpatico non ne sentimmo la mancanza la notte sognavo la discarica corpi volanti che m?inseguivano ma era un sogno di cui non poteva importarmi i sogni scariche chimiche elettriche senza speranza poi Ciro seppi si scopava Rosa l?unica sorella la teneva come schiava ai suoi ordini sempre pronta a succhiarlo messa a disposizione sul divano del tinello Rosa dopo cominci? ad uscire di casa come tutte le altre a farsi chiavare dove voleva anch?io in onore e memoria del fratello la pompai in cantina rossa di capelli non somigliava a nessuno della famiglia ce la spassammo parecchie volte a meraviglia Rosa s?era temprata ad ogni posizione ardita non aveva inibizioni ma voglia di punire Ciro di tradirlo come fosse in vita Ciro non ? pi? tornato n? torner? mai forse di notte cammina sul colle tra l?erba pisciata dai topi ma non ne sono sicuro non gli piaceva andare per prati sognava la pigrizia un lavoro da magnaccia valico il ponte nell?indifferenza delle fabbriche che sbottano fuliggine amara immergo le mani nell?acqua e l?odore di Linda diviene tempesta salata d?alghe cammino tra i promontori scogli inebetiti dal lungo riposo rissosi gabbiani sferzano l?aria bianca di ali di spuma salata come saltimbanchi provano acrobazie nei cerchi di mare grande silenzioso il grigio tappeto ristagna senza un grido d?amore d?odio odio l?indifferenza della natura alla conversazione cammino inutilmente cercando una bocca che suoni parole sensate che mi dia spiegazioni sul presente disimpegno del tutto prima di sentirmi inutile come uno scoglio spossato dalla noia lenta della pigrizia non mi va d?intraprendere nulla il quotidiano malessere imprigiona lo stomaco come fame di nocciole le mie gambe sono le sbarre della mia gabbia immobile prende vento da ogni pa
 




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