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Nicla Crocitto è il nome di mia madre, ma...

Si chiama Nicoletta , ma ? da sempre Nicla. Ha giocato in nazionale di pallacanestro negli anni 60, ma il suo nome nei motori di ricerca non figura per questo.
C`? un`omonima. E` una curiosit?. Da quando il mio padrino Ennio Terrone (il nome ? vero) un giorno di tanti anni fa disse a mia madre di aver letto il suo nome sul giornale abbinato niente popodimeno che a quello di....(leggete):
Lettera originale scritta da angelo.ally
Salve a tutti, ultimamente sento spesso un gran parlare di una certa NICLA CROCITTO che dovrebbe avere a che vedere col Sig.silvio Berlusconi, c`? qualcuno che pu? darmi informazioni pi? precise su questo personaggio? Grazie Da www.societacivile.it

?? una casalinga di Segrate il socio misterioso di Berlusconi?. Correva l?anno 1983 e il mensile economico Espansione titolava cos? il ritratto indiscreto di un rampante protagonista della Milano degli affari. A quei tempi Silvio Berlusconi era ancora lontanissimo dal teatrino della politica. Al pi? la gente sentiva parlare di lui come l?abile costruttore che aveva tirato su dal nulla il quartiere di Milano 2. E molte migliaia di italiani incominciavano ad appassionarsi ai programmi di Canale 5, in rapida ascesa grazie anche al fresco acquisto di Italia 1 dall?editore Edilio Rusconi. Il futuro leader di Forza Italia, per?, dimostrava gi? una spiccata attitudine alle pubbliche relazioni. Apriva la villa di Arcore ai giornalisti amici, mostrava orgoglioso la collezione di quadri del Quattro-Cinquecento e la superbiblioteca da 10 mila volumi e agli intimi riservava un?esibizione al pianoforte. Ma non era solo una questione di convenevoli.

Nei primi anni Ottanta il futuro leader di Forza Italia si preoccup? di costruirsi attorno una leggenda da self made man all?americana, da imprenditore che si ? fatto da s? grazie alle sue straordinarie capacit? di venditore. Nella carriera del nuovo Paperone facevano bella mostra i pi? diversi mestieri: cantante nel locali da ballo e sulle navi da crociera, fotografo ai matrimoni, piazzista di elettrodomestici. Tutto veniva buono per creare l?immagine dell?uomo d?affari vincente, anche grazie all?uso abilissimo della grancassa dei media. Resta memorabile, a questo proposito, un?intervista rilasciata al mensile Capital nel 1981, dove un Berlusconi in vena di confessioni spiegava come riusc? a far fruttare il piccolo gruzzolo (qualche milione) affidatogli dal padre Luigi, funzionario di banca.
Ovviamente la realt? dei fatti risulta un po? pi? complessa. Non basta la leggenda per spiegare come il fondatore della Fininvest abbia potuto accumulare una fortuna personale di svariate centinaia di miliardi nel giro di un decennio o poco pi?: dagli esordi da immobiliarista a met? degli anni Sessanta fino alla fine degli anni Settanta, quando prese il via l?attivit? televisiva. Per raccontare questa storia servono dati concreti, numeri e percentuali. Ma su tutto questo Berlusconi ha sempre glissato.
E allora conviene tornare alla casalinga di Segrate, quella di cui parl? il mensile Espansione nel 1983.
La signora in questione si chiama Nicla Crocitto e oggi dovrebbe avere una settantina d?anni. Un giorno di giugno del 1978 alla signora Crocitto venne affidato un compito molto importante. Fu lei a sottoscrivere la quota di maggioranza di 38 societ?, tutte con lo stesso nome, Holding italiana, e distinte una dall?altra in base a una numerazione progressiva: Holding italiana prima, seconda, terza e cos? via fino all?ultima della serie. Molte di queste finanziarie negli anni successivi si persero per strada. Furono accorpate tra di loro oppure con altre societ?.
Le prime 22 per?, nel loro piccolo, erano destinate a passare alla storia. A ciascuna di queste venne attribuita una piccola quota del capitale della Fininvest. E fino a oggi, a parte un paio di holding fuse di recente tra di loro, la situazione ? rimasta la stessa. Ma perch? mai fu scelta un?architettura cos? complessa? Non sarebbe stato pi? comodo, sull?esempio di tutti i grandi gruppi industriali italiani, cavarsela con un paio di finanziarie di controllo. ?Motivi fiscali?, questa la spiegazione offerta innumerevoli volte dai portavoce di Berlusconi. Eppure, a ben guardare, in soli bolli e imposte di registro la gestione di ben 22 finanziarie finisce per risultare molto costosa. Piuttosto, se si considerano gli ingenti flussi di capitali transitati dalle holding verso la Fininvest, allora ? possibile immaginare una spiegazione diversa da quella ufficiale. S?, perch? anche le somme pi? ingenti, se divise in 22 parti, danno meno nell?occhio e consentono di mimetizzare al meglio operazioni di grande rilievo finanziario.

La signora Crocitto era ovviamente solo una comparsa in una storia molto pi? grande di lei. Pochi mesi dopo aver posato la prima pietra del futuro impero Fininvest, la casalinga di Segrate si fece da parte. Arriva Berlusconi? Proprio no, perch? il capitale delle holding passa a due fiduciarie: la Saf del gruppo bancario Bnl e la Parmafid. Il padrone vero, il miliardario di Arcore, resta ancora dietro le quinte e sulla poltrona di amministratore unico delle finanziarie arriva
Luigi Foscale, classe 1915, zio di Berlusconi. A questo punto, e siamo nel dicembre del 1978, la girandola dei miliardi ? davvero pronta a partire. Attenzione per?, siamo alle prese con una giostra velocissima. I miliardi vanno e vengono, girano a gran velocit? da una scatola all?altra. E allora conviene concentrarsi sui movimenti pi? importanti e lasciar perdere le operazioni di contorno, che rischiano di portarci fuori strada. Che poi, con ogni probabilit?, era proprio l?obiettivo di chi ha costruito queste complesse operazioni finanziarie. Cos? a conti fatti si scopre che tra il 1978 e il 1980, dalle 22 holding transitano circa 82 miliardi di lire. Una somma che vale circa 315 miliardi di oggi. Dove vanno a finire questi soldi? E da dove arrivano?

Non ? mia madre.
Meglio cos?,non glielo avrei perdonato, anche perch? da un`altra fonte risulta che la signora fosse addirittura stata la balia del Cavaliere.

E se avesse attinto latte dal seno di mia madre?

Non glielo avrei perdonato.

Antonio Palumbo
 




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