“Il SALENTO METAFISICO” DI CARMELO BENE

Saggio di Lorena Liberatore (edito da F.A.L. Vision pp. 171 - 13,50 ?) Carmelo Bene ? proprio come il suo alter ego San Giuseppe Desa da Copertino, il santo volante, l`autore di ?voli pindarici, ed estatici?, come li definisce Carlo Coppola nella sua introduzione. Il ritratto di Bene, ancorato alla sua terra, un?artista eclettico e geniale di cui si attraversa con passione l`esistenza e l`opera, sempre eccessiva, il suo agire attoriale e autoriale che non si lascia catturare da schemi e griglie categoriali, lontano dalla critica il suo lavoro e la sua personalit?, sfugge dalle classificazioni. Il Bene ?vero?, inespugnabile nella sua complessit? da quel Sud metafisico, l`esser-ci (il Dasein heideggeriano) che vi si manifesta, attraverso l`assenza, con la presenza ricostruendo il paese come paesaggio familiare o denunciando il rischio dello spaesamento. La differenza del lavoro teatrale di Bene, la creativit? del testo e del gesto la distruzione dell`attore, la sua Voce con una ritmica altalenante con continue variazioni lo rendono Unico nel bene e nel Male. ?Bene Carmelo, Male gli altri? scriveva Flaiano. La sua autentica trasgressione a ?pisciare sul pubblico? (sulla platea e sull`ambasciatore argentino attribuito a Carmelo Bene, ma perpetrato dal pittore argentino Alberto Greco), la filosofia del ripetersi ma al tempo stesso del rinnovarsi, in una riproduzione sempre infedele. Il rapporto con i classici, l`assidua frequentazione delle letterature, ? mediato dal paradigma della sottrazione o dell`amputazione, riduzione fenomenologica del testo e dei personaggi per giungere a quel residuo di coscienza pura che ? l`azione teatrale. L`annullare la ?coscienza ragionativa? per giungere alla coscienza pura. se vuoi visualizzare la pagine di Testi&Umori Bar Condicio tramite il profilo Fb clicca qui !