torna alla homepage

LAVORO / MILLIARDAIRE

CAMPAGNE DI SENSIBILIZZAZIONE

KE PERSONAGGIO

CRITICHI'

RECENSIONI

SPORTIVO&DISINVOLTO

CARTOLINE DAL MONDO

LINK


BARANIA
 
- cittadini
 
- istituzioni
 

 


Racconti

ANTON

Anton ricaric? la piccola rivoltella prima di sparare l?ultimo colpo della serie precedente. Era la prima volta che sparava su qualcuno e non voleva correre rischi inutili. Non vedeva in viso l?uomo che aveva colpito e la sua immobilit? poteva avere altri significati. Che fosse in agguato e aspettava che la donna si fosse portata vicina per agguantarla, con le mani che parevano solo per inganno rattrappite?
Anton spar? un altro colpo per sicurezza e l?uomo sull?asfalto sobbalz? stupito come colto da pioggia improvvisa.
? Non ? pioggia, mio caro,? disse Anton, ? ma piombo vero che ha liquefatto il tuo corpo.?
Infatti sotto l?uomo, chinato con le mani in avanti e le ginocchia piegate come dovesse pregare rivolto alla Mecca, una chiazza di sangue spumoso andava arrossando il marciapiede e, per una via impropria schivando una busta di spazzatura, vomitava i suoi vischiosi globuli in una chiavica appena un poco distante.
Dopo un po? la donna fu certa che l?uomo fosse definitivamente morto. Lo assaggi? con la punta della scarpa e quello non si mosse. Continu? inutilmente a pregare. Solo allora Anton ripose la rivoltella nella borsa di coccodrillo, mise in posa il ciuffo di capelli sbionditi che le erano capitati sulla fronte durante la breve sparatoria, cerc? con gli occhi color dei tigli di giugno l?autovettura e part? con gran fumo.
Al semaforo fu presa dal rimorso. Non d?aver sparato a quell?inutile idiota che di prima mattina l?aveva chiamata , ma per non averne potuto guardare gli occhi, le pupille strabuzze, il viso ebete appena sbarbato mentre gli strappava la carne con i piccoli proietti calibro 22. L?aveva chiamata stronzetta prima di girarle le spalle e andare per la sua strada. Be?, ne aveva fatta ben poca questa mattina e non ne avrebbe percorsa altra da oggi in avanti. Il semaforo divenne verde e la donna si concentr? sulla guida. L?auto fu snella nel traffico per le vie gi? conosciute d?ogni mattina. Bastava, ad Anton, quel poco tratto di strada fino al lavoro per svegliarla quasi del tutto. Gli occhi diventavano del tutto umani e il gonfiore dell?insonnia scompariva nell?azzurro del mare costeggiato con gioia fino al giallo palazzo ai confini del lungomare. Le dava, il mare, un senso di felicit?. La felicit? la sentiva montare dentro, ma poche volte riusciva ad esprimere, come fosse contenuta in un pacco di plastica, sotto vuoto, sempre pronta a venir fuori. Per? nessun calore riusciva a sciogliere e dipanare completamente quel composto chimico/plastico dove s?agitava, appena nata, la gioia. Posteggiata l?auto sal? i sette gradini fino alla portineria con ferma pigrizia. Non le andava di rinchiudersi nella sua stanza grigia in fondo al corridoio dove l?aspettavano solo carte inutili e prive di fantasia o amore.
Sentiva, nel suo ufficio, l?inutilit? della burocrazia, ma anche la sua immensa vastit?: un universo vero a s? stante, dove pochi riuscivano a scrutarvi stelle o galassie. Bisognava essere nati e iniziati burocrati per apprezzare lo sterminato marasma di carta e goderne l?eccitante strusc?o da un tavolo all?altro, da un armadio a una scrivania, da un contenitore all?altro, da una sedia al cestino della spazzatura.
Il portiere le augur? buon giorno con un grande sorriso prima di ricevere una pallottola in piena fronte, dove il naso sfinisce nelle rughe pensierose degli anni.
L?uomo spalanc? la bocca ancora sorridente, ancora l?apr? senza stupirsi e vomit? sangue mentre cadeva nel vano assegnatoli dal suo incarico, poi scomparve del tutto sotto la poltroncina nera e la scrivania di legno verde. Buon giorno le disse Anton, buon giorno e pigi? il pulsante per chiamare l?ascensore. Finalmente una bella mattina senz?ansia, si disse, mentre entrava nel meccano che singhiozz? con le porte prima di salire al terzo piano. Il corridoio era deserto cos? le stanze che s?allineavano ancora serrate. Non c?era nessuno. La donna pot? entrare tranquilla nel piccolo bagno riservato e rifarsi il trucco. Le piaceva avere sempre la pelle del viso curata e morbida. Pass? sulle guance un piumino leggero di polvere bianchiccia, lecc? le labbra prima di ripassarle con la matita e un poco di lucido chiaro. Il viso di bimba prese subito colore di luna e fu bella; vedersi rilucere nello specchio sopra il lavandino le dava la spinta giusta per incominciare la giornata. Avere un bell?aspetto non ? un progetto ambizioso, ma un semplice desiderio di femminilit?. Che servisse a sedurre non aveva importanza, l?essenziale era sentirsi bene con s? stessi, guardarsi negli occhi compiacersi del viso levigato, delle labbra appena pronunciate come perennemente pronte all?abbraccio di altre labbra, profumare di tiglio di giugno. Fu un amico, anni prima, a dirle che aveva profumo di fiori di tiglio. Anche i suoi occhi avevano il medesimo colore dei fiori dell?albero che odora i viali dei paesi dell?oltre Murgia, nel mese sesto dell?anno. Anton prov? a sentire, immaginare quel profumo e per un attimo si trov? sospesa in un sogno, un piccolo borgo dove solo i suoi passi risuonavano tra le vampate del primo sole dell?alba. Lo squillo del telefono la distolse dall?incanto. Si ritrov? la cornetta nella mano senza sapere che dire.
? Sono io,? disse una voce conosciuta, ? puoi salire da me! Ho una certa urgenza, una pratica importante che vorrei affidarti...?
Le conosceva bene, Anton, le pratiche urgenti del dirigente, due mani che cercavano di afferrarla nei posti pi? morbidi e intimi. Almeno una volta la settimana l?uomo, malgrado fosse stato pi? volte malamente respinto, tentava un assalto. ? Mi piace il tuo odore di donna.? diceva come per scusare gli attacchi fobici che lo prendevano, ?Vorrei berlo dalla tua carne e conservarlo tra le mie labbra fino a domani e domani per sempre...? E invece, ogni volta, doveva accontentarsi di bere un cordiale per riprendersi la faccia che aveva perduta.
? Accomodati, cara,? disse come sempre, additando una poltrona scomodissima dove Anton era costretta a sedersi mettendo in mostra le gambe. L?uomo, il dirigente quella mattina prese il discorso da lontano. Parl? della intelligenza delle donne in genere prima per poi chiedere ad Anton se era soddisfatta del suo lavoro e se non aspirasse a compiti pi? confacenti al suo grado e intelligenza.
? Un posto di fiducia che solo a te oso affidare. Avresti il tuo ufficio qui accanto, e...?
Ecco il porco che viene fuori, la tua anima di maiale ha studiato un altro piano per potermi fregare... si disse Anton sorridendogli con gli occhi le labbra e le gambe che sembrarono volare sul viso dell?uomo, che subito prese color vinaccia mentre allungava il passo e gli occhi per poterle essere sopra in un attimo. La mano era quasi giunta a intingerle la gonna di panno blu e le sue labbra erano pronte a ricevere, ma una palla calda di fuoco e grigia lo sorprese sull?omero lacerando la giacca. Un fiotto di sangue vivo sgorg? nel bicchiere che le porgeva con l?altra mano, riempiendolo.
? Vuoi che beva questa schifezza?? chiese la donna all?uomo che la guard? stupido senza emettere un fiato. E, prima che il dirigente potesse rendersi conto di quello che stava accadendo, Anton proiett? altri tre colpi sul corpo dell?uomo che, ancora in silenzio, si accasci? sul tappeto con le mani tese per sempre verso l?inguine desiderato. Solo allora, quando l?uomo espir?, Anton si alz? dalla scomoda posizione lisciando la gonna verso il basso, ch? lui non potesse guardarla neppure con gli occhi della morte. Ricaric? la pistola dei quattro colpi mancanti e la rimise nella borsa tra gli altri proiettili: aveva svuotato l?intera scatola, come fa un goloso con i cioccolatini per casi d?improvviso bisogno.
Il dirigente non si scompose per accompagnarla alla porta, come le altre volte e non salut? con il solito viscido baciamano. Rimase dov?era in rispettoso silenzio. Un?amica se ne andava per sempre e mai pi? l?avrebbe rivista. Ebbe, si pu? dire, un contegno che la donna non s?aspettava e ne fu meravigliata positivamente. Forse aveva sottovalutato l?uomo che ora si prostrava ai suoi piedi adorante ancora, anche se rigido e con la mente certamente altrove. Anton chiuse la porta a chiave e prima di riprendere l?ascensore controll? che fuori, appesa alla maniglia, fosse ben leggibile un piccola targa con scritta rosso porpora: si prega di non disturbare. La chiave della stanza, invece, segu? una linea curva, come arcobaleno, prima di rotolare rimbalzando sul marciapiede per fermarsi, sospettosa, nelle vicinanze di un auto in sosta.
I corridoi e le stanze ora erano animate come sempre ogni giorno. Gente che andava, andava e sembrava non finire mai. Tutto nella norma e Anton pass? benissimo il resto della giornata lavorativa. Spar? ancora due colpi a un collega che gli aveva offerto un caff? amaro. E? per la dieta si era scusato, prima di essere crivellato in fronte da due colpi precisi. Spar? a un signore che si era lamentato, forse giustamente, della lentezza di una sua vecchia pratica, da anni ancora inevasa malgrado continue sollecitazioni. Il primo lo nascose nell?armadio delle scope, il secondo in libreria, che sapeva sempre deserta, non perch? temesse d?essere accusata di qualcosa, ma solo perch? non voleva gente tra i piedi. In fondo, pens?, dobbiamo tutti morire.
Questo disse in chiusura al commesso che le apr? la porta dell?ascensore prima d?essere colpito al cuore, dai suoi occhi e poi da un colpo netto, sicuro che gli strapp? quasi un sorriso di ringraziamento. Anche se a denti stretti.
Era finita. Si tornava a casa. Il lavoro quella mattina non le era pesato per niente. Era cos? semplice, peccato non averci pensato anni addietro. Ogni giorno crearsi un diversivo, un?attivit? appena piacevole e il tempo trascorreva pi? in fretta. S?, era proprio contenta e anche il sole fuori, spazzate le nubi, pareva darle ragione. Sembrava danzare sulle onde fra i gabbiani come un
 




SCHERZI

PUBBLICITA' REGRESSO

KE PERSONAGGIO

NEWS dagli INVIATI

OROSCOPAZZO

LOVE ABBOTT

 

 



Proarts


 
info@testieumori.it